Lo stambecco è stato reintrodotto sul massiccio della Croda Rossa negli anni ’70 del Novecento; la popolazione, che aveva superato anche i 70 individui, ha subìto oscillazioni demografiche a causa di malattie ed anche a causa degli abbattimenti effettuati oltre confine, in Alto Adige. L’attuale colonia conta una ventina di individui, è stata ripopolata a partire dal 2008 dopo aver sfiorato l’estinzione locale e gravita fra la Croda del Becco e la Piccola Croda Rossa.
×Questo piccolo rapace notturno utilizza per nidificare le cavità abbandonate dai picchi; essendo specie boreale, tollera bene le basse temperature e predilige boschi di conifere, possibilmente ricchi di piante secche in piedi e di legno morto. Le pinete di Cimabanche e della destra orografica della Valle del Felizon sono regolarmente frequentate dalla civetta.
×Risalendo le acque delle valli di Fanes e Travenanzes, nonché quelle del Boite e del Felizon, è frequente l’incontro con questo bell’uccello acquatico, tuffatore per eccellenza. Abile pescatore, si tuffa controcorrente nelle rapide e nelle turbolenze o le sorvola a pochi centimetri dal pelo dell’acqua; è indicatore di acque di buona qualità.
×Il più veloce ed acrobatico dei rapaci nidifica su pareti di media quota esposte al sole e caccia in volo, per lo più altri uccelli. È presente da fine Novecento in Val Pusteria e con gli anni si è spinto sempre più a sud, verso le valli di Landro e del Felizon; dal 2010 viene segnalato sulle pendici della Croda Rossa e dei Zuoghe; seppur non nidificante con certezza è già una presenza affermata.
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I grandi blocchi rocciosi lasciati dal ritiro dei ghiacciai nelle zone di valico sono gli habitat preferiti dalla lepre bianca, mammifero fra i più tipici delle alte quote, noto per la muta del pelo in inverno. Vivendo al di sopra del limite del bosco, deve poter disporre di frequenti ripari nel suo territorio e sceglie quindi aree ricche di massi rocciosi e cunicoli, con spazi protetti sotto cui rifugiarsi
×Giunta sulle Alpi con le glaciazioni, questa specie è rimasta confinata alle quote più alte delle Alpi ove sia presente un minimo di vegetazione; come altre specie artiche, si caratterizza per la muta del piumaggio. La pernice bianca è divenuta sempre più rara e vulnerabile a causa del riscaldamento climatico, che riduce progressivamente l’estensione del suo habitat, ovvero i saliceti nani e le vallette nivali a zolla discontinua. In Ampezzo, i versanti settentrionali dell'Averau, Nuvolau e Col dei Bòs sono fra le aree più vocate per questa specie.
×Il rapace più nobile della fauna alpina frequenta regolarmente i versanti soleggiati e i pascoli delle Dolomiti d'Ampezzo per cacciarvi e talvolta anche per nidificarvi; alcuni siti di nidificazione, che l'aquila occupa ad anni alterni nell'ambito del suo spazio vitale, si trovano sulle pareti di Croda Rossa, Tofana e Cristallo. Un massiccio montuoso può ospitare una sola coppia di aquile; le Dolomiti d'Ampezzo ne ospitano complessivamente tre coppie.
×Diversamente dagli altri galliformi alpini, la coturnice non ha origine nelle fredde foreste boreali, ma nelle montagne mediterranee ed è strettamente legata ad ambienti di prateria rupestre, calda ed esposta al sole. È specie molto rara nelle Dolomiti d'Ampezzo, vulnerabile in quanto legata ad un habitat che tende purtroppo a ridursi a causa dell'imboschimento spontaneo; le ripide praterie (“Pales”) di Zumèles e Perósego sono fra le aree maggiormente vocate per questa specie.
×Come tutti i picchi, si nutre di insetti xilofagi, che ricava dai tronchi degli alberi e in essi scava per ricavarsi il nido; a differenza degli altri picchi, il cenerino vive tuttavia su alberi isolati al limite del bosco o al di fuori di esso e non in formazioni forestali chiuse e dense. La fascia arborea superiore, alla base dei versanti del Pomagagnon e delle Pales de Zumeles è il suo habitat di elezione.
×Tipico abitatore delle praterie di alta quota che abbiano terreni con un minimo di spessore, è un roditore che si nutre di erbe e radici; vive in nuclei famigliari e scava intricati sistemi di tane sotterranee in aree prative che offrano delle possibilità di riparo, trascorrendo l’inverno in letargo. Assieme alle praterie di Falzarego, l’area di Valparola e Intrà i Sas è una delle più densamente abitate dalla marmotta.
×È il più comune dei galliformi alpini e vive al limite superiore del bosco, cibandosi di mirtilli e germogli di ericacee e conifere; è tuttavia difficile da osservare, perché vive in aree poco frequentate dal turismo e si muove soprattutto al crepuscolo. Nidifica a terra, come gli altri galliformi, e ciò costituisce fattore di notevole vulnerabilità alla predazione e al disturbo dei cani liberi e di chiunque si muova al di fuori dei tracciati battuti; molto suggestivi i combattimenti nuziali dei maschi nelle arene di canto primaverili.
×Non si tratta in realtà di un vero e proprio picchio, ma di un piccolo passeriforme, con becco allungato e ali sfarfallanti, perfettamente adattato alla vita e al volo sulle pareti rocciose; nidifica nelle nicchie strapiombanti e si nutre di ragni ed insetti, che riesce a scovare nelle fessure delle rocce. Le rupi soleggiate delle Cinque Torri sono habitat favorito da questo variopinto uccello, dal piumaggio grigio e rosso.
×I boschi invecchiati, con presenza di piante deperienti, sono l’habitat naturale del più raro dei picchi alpini: il picchio tridattilo (Picoides tridactylus); il suo areale è confinato ai pochi boschi vetusti delle Alpi Orientali e alla Scandinavia. Nelle cavità lasciate libere dai picchi si insedia volentieri un altro uccello di origini boreali: la civetta nana (Glaucidium passerinum); è il più piccolo dei rapaci notturni europei, molto elusivo, e come il picchio tridattilo, frequenta boschi molto naturali e indisturbati.
×È il più grande e raro dei galliformi alpini e sulle Alpi è ormai confinato a pochi territori delle catene orientali; abita foreste vaste e indisturbate, con un livello molto basso di antropizzazione e ricche di sottobosco ad ericacee e mirtilli, di cui si nutre in prevalenza. È noto soprattutto per le parate nuziali dei maschi in primavera, i quali rischiano talvolta di diventare aggressivi anche nei confronti dell’uomo. A causa della sua vulnerabilità, la specie è minacciata di estinzione.
×Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo
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